La gentilezza del Feldenkrais

Il Metodo Feldenkrais spesso viene scambiato per una ginnastica, semplicemente perché si tratta di muovere il proprio corpo seguendo le indicazioni (verbali o direttamente fisiche) che vengono date dall’insegnante.
Ad esempio, all’inizio ci sono persone che tendono a ripetere e ripetere meccanicamente i movimenti richiesti, anche decine di volte, nella speranza che sia il movimento in sè a portare il miglioramento, come avviene appunto con la ginnastica in tutte le sue declinazioni.

Nel Metodo Feldenkrais invece è la consapevolezza lo strumento principale, quindi occorre ricordare che ogni movimento è un atto unico, irripetibile e così va sperimentato e agito se vogliamo davvero averne consapevolezza.
Dunque è inutile ripetere e ripetere la sequenza di movimento in modo meccanico: è meglio fare poche ripetizioni cercando di sentire e di seguire i suggerimenti dell’insegnante, il quale in effetti è lì proprio per prestare la propria consapevolezza agli allievi in modo questi possano espandere la propria.

Per noi è inutile fare un movimento “muto” cioè privo di scoperte interessanti e di nuove consapevolezze perché durante una lezione del Metodo Feldenkrais torniamo (idealmente) in uno stato speciale dove tutto è nuovo e tutto è fonte di scoperta.
Uno stato speciale, dove la gentilezza e la consapevolezza ci aiutano e ci permettono di comprendere
la relazione tra il movimento e le varie parti del corpo,
tra le mie sensazioni e il movimento,
tra le sensazioni, il movimento, le parti del corpo e le mie emozioni e i miei pensieri.

In questo modo è possibile, in effetti, arrivare a comprendere anche la relazione tra ansia, infiammazione articolare e contrazione muscolare, ad esempio: un aspetto al quale Moshe Feldenkrais stesso ha dedicato molto del suo tempo poiché si tratta di uno schema piuttosto diffuso.
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