Scrivo questo breve articolo in occasione dell’apertura di questo mio sito dedicato al Metodo Feldenkrais, metodo del quale sono insegnante.
Mi piacerebbe scrivere a proposito del Feldenkrais tutto quello che penso, sento ed ho imparato in questi anni, ma so che ci sono tante persone molto, molto più autorevoli e preparate di me, quindi mi limito a dare qualche riferimento per chi volesse saperne di più.
Il primo riferimento, naturalmente, è la International Feldenkrais Federation.
Il secondo è l’Associazione italiana insegnanti Metodo Feldenkrais.
In ogni caso oggi voglio dare un punto di vista soggettivo, una opinione personale insomma, senza alcuna presunzione di autorevolezza…
Il Metodo è stato messo a punto da Moshe Feldenkrais nei primi decenni del secolo scorso, quindi è stato da lui sviluppato sino al momento della sua morte (1984), quando ormai era diventato un “sistema” vero e proprio, grazie al lavoro su migliaia di persone trattate e seguite da Feldenkrais.
Si tratta di un metodo e non di una tecnica quindi e questo è uno dei meriti di Moshe Feldenkrais, io credo: nel senso che non si tratta di una serie di esercizi o di pratiche o di movimenti in sequenza da fare, ma si tratta di un vero e proprio sistema, un modo di approcciare l’essere umano, un modo che può essere utilizzato efficacemente in tanti ambiti, veramente tanti. Ecco perché il Metodo viene utilizzato con soddisfazione da persone anziane come da persone giovani, da persone con gravi patologie fisiche o neurologiche come da persone sane, da persone che necessitano di riabilitazione come da persone che praticano sport a livello agonistico o da persone che conducono una vita sedentaria.
La principale caratteristica del Metodo Feldenkrais è quella di rivolgersi alla consapevolezza della persona.
L’aumento o il miglioramento della consapevolezza porta beneficio.
Il tipo beneficio che si ottiene dipende dalla persona, cioè da quello che la persona intende migliorare di sé: ecco perché con lo stesso Metodo lo sportivo correrà più veloce, la persona dolorante si sentirà meglio, la persona anziana si muoverà con più sicurezza, la persona giovane sarà più coordinata, la ballerina avrà più controllo del proprio equilibrio, le spalle del musicista non faranno più male e via di questo passo.
Il Metodo Feldenkrais quindi non è un processo direttivo: non si ottiene sempre lo stesso risultato, il beneficio ottenuto dipende dalla persona, ad ognuno il suo.
Naturalmente nel corso del tempo in tutte le culture del mondo sono state messe a punto tecniche-modi-metodi per aumentare o migliorare la consapevolezza della persona allo scopo di migliorare la vita stessa dell’essere umano.
Nell’idea di Feldenkrais però la consapevolezza sul piano fisico-motorio che caratterizza il Metodo, ha diversi vantaggi rispetto alle altre tecniche-modi-metodi.
Il piano fisico-motorio (il movimento) è quello che noi tutti conosciamo meglio, è il più facile insomma: la consapevolezza emotiva, spirituale o cognitiva è molto più difficile anche solo da definire (prova a definire lo stato emotivo in cui ti trovi adesso e poi prova a definire lo stato fisico in cui ti trovi adesso e vedi cosa è più facile).
La consapevolezza sul piano fisico-motorio è alla portata di tutti, sani o no, sportivi o sedentari, giovani o anziani perché non richiede nessuno sforzo, nessuna performance.
La consapevolezza fisico-motoria viene poi “digerita” molto più facilmente dalla persona (rispetto al dato emotivo, cognitivo o spirituale) perché essa si basa sulla sensazione e sulla percezione fisica.
La sensazione e la percezione fisica stanno alla base dello sviluppo ontogenetico e filogenetico del nostro sistema nervoso: sono i primi stimoli che riceviamo e sono perciò le prime consapevolezze che sviluppiamo da bambini e – ugualmente, sono state le prime consapevolezze che il genere umano ha sviluppato (ad esempio per imparare a camminare su due gambe anziché in quadrupedia).
Questo nella pratica significa che per una persona una nuova consapevolezza raggiunta con il Metodo Feldenkrais sarà più facile da assorbire e integrare, cioè da imparare.
La consapevolezza fisico-motoria quindi si può imparare con un certo grado di facilità e questa è la seconda caratteristica importante del Metodo sviluppato da Feldenkrais, il quale dopo aver capito che la chiave era la consapevolezza, mise a punto un sistema facile e alla portata di tutti.
E’ per questo che l’operatore nel Metodo viene definito insegnante mentre il cliente viene definito allievo: perché si tratta di vere e proprie lezioni attraverso le quali la persona impara.
Nelle relazioni di aiuto operatore-cliente o terapeuta-paziente, di qualsiasi tipo esse siano, ormai è un fatto acquisito che è inutile (se non dannoso) aiutare la persona oltre il limite che essa può integrare, cioè oltre il livello che la persona può far proprio portando nella sua vita la consapevolezza/conoscenza/beneficio appena scoperti.
Il rischio infatti è che la persona torni a casa e provi frustrazione per non riuscire laddove invece pensava di aver imparato, oppure il rischio è di consolidare nella persona un’immagine di sé inadeguata e incapace senza aiuto esterno.
Nel Metodo Feldenkrais invece l’integrazione della consapevolezza è un momento codificato, quindi un passaggio sempre presente che garantisce di non andare oltre il limite utile per la persona.
Il Metodo insomma è facile, alla portata di tutti, abbastanza rapido nei tempi, sempre rispettoso della specificità di ognuno e praticamente adattabile ad ogni esigenza.
Quest’ultima affermazione, dell’adattabilità ad ogni esigenza del Metodo Feldenkrais potrebbe sembrare troppo.
Per rinforzare questa mia affermazione anzichè difenderla, voglio andare oltre il piano fisico: voglio ad esempio ricordare che Feldenkrais mise a punto il Metodo affrontando la questione dell’ansia fra le prime.
La domanda è: la consapevolezza fisico-motoria che con il Metodo viene integrata facilmente e rapidamente nella persona, dove va poi a riversarsi?
La persona infatti è un intero e anche il Metodo tale la considera naturalmente.
Quindi, la persona impara a sedersi, a muoversi, a camminare, a stare eretta, a sdraiarsi, ad afferrare un oggetto e a portare un peso con più facilità e meno fatica.
Ma tutto questo apprendimento che impatto ha sulla persona?
Ad esempio, quando io imparo a tenere la testa ben allineata sulla colonna, senza sforzo, che cosa sto imparando davvero come essere umano?
Dopo una lezione del Metodo Feldenkrais, quando scopro che il mio sguardo cade spontaneamente sulla linea dell’orizzonte, fra cielo e terra anziché essere (come al solito) rivolto in basso e tenuto sù a fatica, che cosa mi accade come persona?
In queste occasioni (di nuova consapevolezza fisico-motoria) che cosa realizza il mio sistema nervoso?
Quali pensieri, credenze, considerazioni, valutazioni della mia persona e auto-giudizi cambiano?
Come cambia l’immagine che ho di me come persona?
Quali emozioni provo quando scopro che il mio scheletro, la mia struttura, mi può sostenere senza sforzo consentendomi di guardare l’orizzonte e di controllare lo spazio intorno a me facilmente?
Insomma, che cosa sto imparando su me stesso in questo momento?